Qui troverete una serie di informazioni utili quali, protocolli operativi, schede integrative...
Altre informazioni:
Alimentazione e gravidanza:
Rischio in mamme vegetariane e/o con diete particolarmente
restrittive:
Da
un importante studio recentemente pubblicato dall’autorevole
National Institutes of Health di Dublino, si evince che
le donne vegetariane, che mangiano solo e soltanto vegetali,
hanno più probabilità di mettere al mondo
bambini con difetti congeniti, malformazioni e problemi
metabolici seri, rispetto ad una progenitrice che si alimenta
con una dieta completa e bilanciata.
Si è confermato nello stesso studio, che calcio e
fluoro sono indispensabili per una futura salute dentale
del nascituro e per una diminuzione delle carie e malattie
delle gengive materne.
Il rischio maggiore nelle vegetariane assolute, lo corre
tuttavia la mamma stessa, che in gravidanza, viene “spogliata”
di tutto quanto serve per mantenersi in salute.
Se la futura o neo-mamma è prevalentemente vegetariana,
ma aggiunge alla dieta latte e uova, la differenza statistica
diventa non significativa, e riduce drasticamente tanto
il rischio dei figli con problemi come quello di complicanze
gravi nella gravidanza.
Per evitare l’aumento dei rischi materno – infantili
di malattie è auspicabile che una donna allarghi
la propria dieta o la mantenga diversificata, dapprima di
restare in cinta, magari, quando si comincia a pensare o
pianificare una gravidanza.
Questo non significa che in gravidanza si deva mangiare
di più o “per due”.
E’ un errore alimentarsi abbondantemente, aumentare
le calorie giornaliere farà erroneamente credere
di beneficiare al nascituro.
Il risultato di mangiare troppo, invariabilmente sarà
quello di un aumento incontrollato del peso corporeo, che
in definitiva, incrementerà i rischi di diabete gestazionale,
ipertensione, gestosi, etc.
Diversificare la dieta e moderare i volumi ingeriti è
una provata buona abitudine.
Il miglior consiglio è quello di mangiare bene e
poco, o se volete: meglio e meno.
Le diete estreme sono sempre sconsigliate e non solo per
le donne incinte.
In gravidanza, i preparati contenenti acido follico, ferro,
vitamine e minerali, possono essere relativamente utili
a completare una dieta normale o carente.
Integratori o supplementi alimentari possono essere assunti
in gravidanza, a patto di non esagerare e rispettando la
tollerabilità gastrica.
E’ documentato che la salute del neonato e della mamma
è strettamente vincolata ad una buona alimentazione.
La buona norma igienico-dietetica da ricordare in gravidanza
è: -si può mangiare di tutto… un po’
ed alzarsi da tavola con “voglia dell’ultima
forchettata”… masticando molto bene, un frutto
di stagione.
Si rammenta che il Dr. Gustavo Mascotti non assiste più
al parto, ne’ al taglio cesareo, né si occupa
della patologia ostetrica della gravidanza inoltrata.
Protocollo di gestione generale in Chirurgia Ginecologica
Documento
di consenso informato
1.
Informazioni Generali:
Gli
interventi ginecologici possono raggrupparsi in cinque diverse
categorie: (Più Ch. senologica)
1) Chirurgia Laparotomica,
2) Chirurgia Videolaparoscopica,
3) Chirurgia Vaginale,
4) Chirurgia di Piccoli Interventi e
5) Chirurgia Combinata (Vaginale Laparoscopicamente assistita).
Alle precedenti categorie, si deve aggiungere la terapia chirurgica
della patologia mammaria,
6) Chirurgia Senologica.
All’interno di ogni
categoria si possono riconoscere tre diversi livelli di
complessità:
a) Bassa,
b) Media e
c) Alta.
Le variazioni applicabili
ai protocolli standardizzati sono consentite in virtù
di poter adeguare la tecnica chirurgica appropriata, alle
peculiarità di ogni singolo caso.
2.
Preoperatorio
2.a)
Indagini cliniche preoperatorie
Utili
a determinare il rischio relativo, conseguenze prevedibili
ed eventuali modifiche all’intervento standard, per
quella determinata paziente, in quel specifico momento.
Indispensabile per interventi programmati, in regime di
urgenza vengono semplificati e sintetizzati in poche domande
indispensabili.
Si avvale di:
- Storia clinica, antecedenti clinico - chirurgici - anestesiologici.
- Stato clinico degli organi e sistemi, rilevazione di eventuali
terapie in atto.
- Condizioni ematologiche e determinazione dei criteri per
eventuale autotrasfusione.
- Stato generale, nutrizionale, psicologico, condizioni
ambientali e familiare.
- Accertare o escludere la presenza d’infezioni in
corso misconosciute od altri stati morbosi.
2.b)
Indagini di laboratorio: Test di routine
Schema
generale per pazienti non fumatrici e clinicamente sane:
<
40 anni:
Esami ematochimici generali, di coagulazione ed emo-gruppo.
E.C.G se non recente.
40
– 59 anni:
Esami ematochimici + creatinina + E.C.G. (ev. Rx torace
in fumatrici)
>
60 anni:
Esami ematochimici + ECG + Rx torace + ev. controlli richiesti
dall’anestesista ed altri consulenti.
I test
di compatibilità ematiche per eventuali trasfusioni,
come gli esami infettivologici (esempio: marcatori per HIV,
VDRL, epatite A-B-C, etc) saranno discussi e concordati,
caso per caso.
2.c)
Pre-ricovero:
Momento destinato alle indagini precedentemente
indicate; al colloquio con l’anestesista; ad offrire
istruzione ed informazioni complementarie; proporre eventuali
preparazioni farmacologiche o sospensioni a terapie già
istaurate; e fornire indicazioni di ordine alimentario,
igienico ed eventuale preparazione emotiva all’intervento.
3.
Intereventi Chirurgici:
3.a)
Interventi laparotomici: “a cielo aperto”
o con un “taglio” sulla parete addominale.
Secondo
il tipo d’incisione (taglio) si distinguono:
-
Laparotomie mediane (longitudinali):
Generalmente appartengono ad interventi di alta complessità.
Si associano a degenze prolungate.
Per la mobilizzazione nel post-operatorio, si consiglia
utilizzare una fascia addominale o panciera.
-
Laparotomie traverse (Pfannestiel, Chierney, etc):
Generalmente appartengono ad interventi di media complessità
(non preclude l’alta complessità).
La degenza associata a questa incisione e più breve
e la mobilizzazione della paziente non necessita di panciere
ne’ fasce addominali.
-
Minilaparotomie:
Generalmente relazionate ad interventi di bassa complessità.
La degenza è generalmente moto breve e la gestione
generale del post-operatorio è molto simile a quella
di un intervento laparoscopico (3.b).
-
Incisioni vaginali ed interventi uroginecologici:
La complessità associata a queste incisioni è
molto variabile.
In generale, viene risparmiata l’apertura del peritoneo
e conseguentemente la degenza è breve ed il post-operatorio
risulta molto ben tollerato.
La degenza potrà prolungarsi eventualmente per la
necessità di mantenere un controllo particolare al
catetere vescicale.
La gestione globale è variabile da caso a caso.
Secondo
la complessità, possono essere suddivisi in:
- Alta complessità:
Ad esempio, una laparotomia di stadiazione per patologia
neoplastiche dell’ovaia, o dell’endometrio o
interventi radicali per neoplasia della cervice.
- Media complessità:
Ad esempio, l’isterectomia totale semplice per miomatosi
o la miomectomia.
- Bassa complessità:
Ad esempio, l’asportazione di una cisti semplice benigna
dell’ovaia.
L’anestesia d’elezione in tutte le laparotomie
è quella generale o più raramente, spinale.
3.b)
Interventi videolaparoscopici:
Tecnica
molto diffusa ed in costante espansione.
L’esempio tipico di questa categoria d’interventi
è rappresentato dalla laparoscopia per cisti ovarica,
o per la diagnosi e terapia iniziale standard dell’endometriosi
o per la terapia della gravidanza extrauterina non complicata.
La laparoscopia può essere utilizzata in combinazione
alla via vaginale creando una sotto-categoria specifica:
intervento combinato (vedere al punto 3.c).
La video laparoscopia si è rivelata di grande utilità
tanto in chirurgia d’urgenza come per interventi programmati
in regime di ricovero ordinario.
La degenza relativa a questa categoria d’interventi,
in generale, è molto breve. Il tempo di recupero
post-operatorio, è generalmente molto veloce e la
dimissione risulta precoce.
Tecnicamente si tende a lasciare il minore numero di cicatrici
addominali visibili possibile, per migliorare i risultati
cosmetici.
E’ una tecnica molto ben accetta, presenta alcuni
vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale, ma non è
esente da critiche, complicanze e rischi.
Le variazioni allo standard e la scelta fra le diverse tecniche
saranno messe in relazione alle esigenze del singolo caso,
alle peculiarità della malattia da trattare ed alla
familiarità dell’operatore con ogni approccio
chirurgico.
Tipo di anestesia preferita: Generale.
3.c)
Interventi vaginali:
A
questa categoria d’interventi appartengono:
colpoisterectomia, isterectomia con annessiectomia
vaginale, colpoisterectomia radicale allargata con linfadenectomia,
interventi di plastica del pavimento pelvico, cistopessi,
correzione del rettocele, interventi uroginecologici, chirurgia
della cupola prolassata, etc.
L’intervento tipico è la colpoisterectomia
o isterectomia vaginale.
Sono in generale interventi che possiedono la caratteristica
di poter procedere chirurgicamente per la via “fisiologica”
del canale vaginale.
La estrazione del utero o pezzo operatorio avviene transitando
per il tratto genitale inferiore. Ne consegue l’assenza
di cicatrici addominali e visibili.
In questa categoria si segnala un sotto-gruppo d’interventi,
rappresentati dalla chirurgia vulvare e vaginale: colpectomia,
vulvectomia, emivulvectomie, tumorectomie vulvo –
vaginali, chirurgia delle recidive tumorale a livello del
tratto genitale inferiore e della cupola vaginale, vulvectomia
allargata o radicale e linfadenectomia perineo-pelviche;
chirurgia ricostruttiva e riparativa della vagina e del
pavimento pelvico, etc.
Gli interventi demolitivi a livello vulvare in particolare
e del tratto genitale inferiore esterno in generale, possono
lasciare esiti molto deturpanti.
La chirurgia vaginale tipica, per patologia benigna ha un
decorso post-operatorio molto ben tollerato.
Tipi
di anestesia da scegliere: Generale, spinale, loco-regionale.
3.d)
Piccoli interventi:
Si
intendono per piccoli interventi quelli effettuabili in
Day Surgery o in Ambulatorio.
Gli interventi della superficie cutanea e delle mucose,
possono essere effettuati con bisturi freddo, laser, LEEP;
con l’aiuto di un colposcopio, lenti d’ingrandimento
specifiche, o di colorazioni particolari (Tintura di Lugol),
etc.
Gli interventi endoscopici, come le isteroscopie, endoscopie,
cistoscopie, rettoscopie, culdocentesi, peritoneoscopie,
necessiteranno di endoscopi specifici ad ogni caso.
Il maggior numero d’interventi in questo gruppo è
rappresentato dalle conizzazioni, miniconizzazioni, cilindrizzazioni,
exeresi e biopsie di lesioni locali del tratto genitale
inferiore (HPV correlate), e dalle isteroscopie diagnostico-operative.
Le anestesie da scegliere sono: locale,
regionale, sedazione, narcosis, combinate, spinale e generale.
3.c)
Interventi combinati:
L’esempio
classico di questa categoria d’intervento è
quello dell’isterectomia vaginale con controllo videolaparoscopico,
o isterectomia laparoscopica con completamento vaginale.
A questa categoria possono appartenere le laparoscopie convertite
o che hanno richiesto il cambio di approccio chirurgico
iniziale, per diverse ragioni (completamento, cambio di
diagnosi, impossibilità tecniche di prosecuzione,
etc).
Un importante sottogruppo è formato da diverse combinazioni
di tipologie di abbordaggio chirurgico, in generale relazionati
ad interventi di estrema complessità, che possono
a volte, richiedere la partecipazione di più specialisti.
La standardizzazione del pre e del post operatorio sarà
il risultato della combinazione delle procedure attuate,
o comunque, si terrà conto della procedura più
complessa.
Tipo
di anestesia: elettiva e quasi sempre generale.
3.d)
Chirurgia della mammella:
Categoria
d’interventi che possono essere effettuati dai ginecologi
con conoscenze specifiche senologiche.
La patologia neoplastica mammaria è la più
frequente malattia oncologica della donna, e conseguentemente
il ginecologo oncologo, possiede la cultura e la esperienza
chirurgica necessaria a gestire l’approccio chirurgico
primario di questa malattia ed é capace a formare
parte e collaborare all’interno della equipe multidisciplinare
senologica (Breast Unit).
I protocolli di gestione del pre-postoperatorio, sonno identici
a quelli già messi in atto dalla chirurgia generale
per trattare la patologia senologica.
Il ginecologo – senologo, in generale, non é
allenato né autorizzato ad effettuare tecniche plastiche
senologiche (area riservata al chirurgo plastico e ricostruttivo).
Anestesia: locale, narcosi, generale.
4.
Controllo postoperatorio:
OBBIETTIVO:
Anticipare e mettere in atto strategie terapeutiche per
limitare tempestivamente effetti collaterali prevedibili
ed eventuali complicanze.
Si avvale del:
- Controllo dei segni vitali:
pressione arteriosa, polso, respirazione, temperatura, etc.
- Controllo del volume e qualità delle urine.
- Controllo del bilancio dei liquidi ed elettroliti.
- Controllo dei drenaggi, delle ferite, delle medicazioni
ed eventuali perdite di sangue.
- Controllo del dolore e dei farmaci somministrati.
- Controllo ed agevolazione alle funzioni fisiologiche (mobilizzazione,
dieta, etc.)
Il protocollo
presentato è applicabile a pazienti in buone condizioni
cliniche.
La determinazione dell’alto rischio farà scattare
misure specifiche mirate ad ogni condizione individuale.
Elementi
per la definizione dell’ALTO RISCHIO:
01.
Obesità.
02. Età avanzata (>75 anni).
03. Malattie polmonari ostrutive croniche (enfisema, asma).
04. Fumo.
05. Patologia polmonare embolica o infettiva in atto o precocemente
precedente.
06. Patologia venosa superficiale o profonda ( con o senza
terapia in atto).
07. Patologia della coagulazione.
08. Patologia cardiopolmonare o cardiaca pura.
09. Malattie metaboliche (diabete, epatopatie, nefropatie,
etc)
10. Anemia cronica o acuta.
11. Allergie.
12. Malattie autoinmuni.
13. Inmunoinsufficienze (dalla nascita o acquisita).
14. Urgenza (intervento non elettivo).
15. Patologia neoplastica.
16. Stati di disnutrizione e / o malnutrizione marcata.
17. Radioterapia.
18. Chirurgia dell’addome alto recente.
19. Altre:
Presenza di fistole, ferite purulente, miastenia grave,
neuropatie e miopatie, complicanza di pregressa chirurgia,
etc.
INFORMAZIONI GENERALI: Prevenzione e Pap-Test.
Domande
e risposte più frequenti:
Cos’
è il Pap-test?
E' un test, che consiste nel prelevare cellule che si sfaldano
dalla cervice (collo) uterina; esse vengono fissate su un
vetrino ed inviate in citologia -generalmente in Anatomia
Patologica-, dove sono colorate con una tecnica specifica
(di Papanicolau) per essere studiate e determinare se sono
normali, anormali o in situazioni intermedie.
A
cosa serve la metodica del Pap-test?
A determinare due gruppi di donne nella popolazione generale:
1) donne A RISCHIO di sviluppare tumori della cervice e
2) donne NON A RISCHIO di ammalarsi con una neoplasia della
cervice uterina.
Cosa
diagnostica il Pap-Test, con la classificazione vigente?
Ad oggi, il Pap-test effettuato con regolarità, mostra
lo stato di salute o meno delle cellule provenienti dalla
cervice uterina.
La classificazione attuale prevede di distinguere:
a) cellule normali (comprende anche le infiammazioni
del collo uterino),
b) con processi da malattia displasica lieve,
c) con processi di malattia severa, d) presenza di cellule
tumorali.
La citologia moderna è in grado di diagnosticare
anche infezioni virali ritenute precursori di patologie
maligne. Con metodi accurati di studio specifici (HPV Test)
si possono classificare le infezioni virali da virus pericolosi
e non pericolosi.
Cos’
è lo Screening con Pap-Test?
Lo screening è un insieme di procedure di gestione
per la salute di una determinata popolazione, destinate
a “rastrellare” gli individui e formare i gruppi
di alto e basso rischio.
L’utilizzo del test comunemente denominato Pap-Test
(vedi sopra ), ha fatto la differenza in mortalità
per cancro della cervice, in popolazioni che vi si sottopongono
regolarmente, contro le popolazioni femminili in cui il
test non viene effettuato o effettuato molto sporadicamente.
Quale
è l’obbiettivo di uno Screening per patologia
cervicale?
Abbassare il numero di morti per cancro della cervice.
Che
ruolo ha il Pap-Test in questo screening?
Il Pap-Test è stato (per ora) l’unico test
che da solo, si è dimostrato in grado di diminuire
la mortalità per cancro della cervice, nelle popolazioni
dove è applicato.
Come
il Pap-Test contribuisce a diminuire la mortalità
per cancro della cervice?
Il Pap-Test permette di diagnosticare una malattia tumorale
in periodi molto precoci, quando le cellule malate sono
facilmente trattabili.
L’asportazione delle lesioni preneoplastiche, è
la chiave della risposta.
In altre parole, il Pap-Test permette di diagnosticare lesioni
pretumorali, ed il trattamento precoce di queste lesioni,
impedirebbe l’insorgenza della malattia invasiva (cancro
della cervice conclamato).
Il Pap-Test è l’esempio tipico di “diagnosi
precoce” che consente una “terapia precoce”;
principi fondamentali della Prevenzione Secondaria.
Ogni
quanto va fatto il Pap-Test?
I programmi di screening hanno dimostrato che un Pap-Test
ogni 3 (tre) anni è in grado di offrire una “buona
copertura” ritenuta intorno al 90 - 91% ; effettuarlo
ogni anno fa salire la copertura al 93-95% e farlo più
frequentemente (sempre che sia negativo) non ha dimostrato
di migliorare la copertura. (Nota Bene: la copertura
NON è mai del 100 %)
Il
Pap-Test protegge contro il cancro in generale?
NO!. Il test è molto utile per la diagnosi precoce
del tumore spinocellulare della cervice, non è tanto
efficace per l’adenocarcinoma del collo uterino, non
è stato pensato per la diagnosi del cancro dell’endometrio
ed è assolutamente incapace a diagnosticare tumori
d’origine ovarico.
Quando
devo fare il Pap-Test?
Le Società Onco-Ginecologiche internazionali che
si occupano del tema, hanno stabilito che sarebbe importante
iniziare a 20 – 25 anni di età o dopo l’inizio
dell'attività sessuale, mentre non pare esserci età
massima, quindi anche dopo 70 anni appare utile effettuare
il test.
La gravidanza NON è una controindicazione al Pap-Test,
anzi, è una buona opportunità per effettuarlo
(ed a volte è la prima ed unica occasione).
Non è necessaria nessuna preparazione particolare
e l’unica condizione necessaria è NON essere
mestruata o sanguinare dalla cervice al momento del prelievo.
Cos’
è un’infezione da HPV?
E’ un’infezione provocata da un papilloma virus
umano.
E’ un’infezione molto frequente in età
giovanile e con vita sessuale attiva.
Nella famiglia di virus, devono distinguersi due tipi:
a) quelli pesantemente relazionati con patologia
tumorale, cosiddetti ad “Alto Rischio”,
b) quelli con una relazione scarsa o a “Basso Rischio”.
Non tutte le infezioni da HPV finiranno in patologia pretumorale
e tanto meno in cancro.
L’infezione da HPV è una condizione necessaria
ma non sufficiente per l’insorgenza di tumori del
collo uterino e del tratto genitale inferiore in generale.
Vanno
sempre trattate le infezioni virali?
NO! Saranno trattabili solo quelle sintomatiche, macroscopiche,
o persistenti.
E’ discutibile, ma accettabile trattare le infezioni
da HPV tipizzate come 16 e 18.
Va detto che ad oggi la comunità scientifica NON
possiede una terapia adeguata definitiva e provata per combattere
l’infezione da HPV.
Sono utili i test per identificare le infezioni
da HPV?
Sono utili nella misura in cui possono mettere in evidenza
un’infezione da HPV ed anche a diagnosticare il TIPO
di virus (ad alto o basso rischio).
E’ ancora più utile ed importante qualora il
test risultasse negativo; ciò significa che, una
persona con test di “HPV NEGATIVO”, non è
mai stata in contatto con un virus della famiglia HPV, e
per questo, non può sviluppare né patologia
pretumorale, né tumore del collo uterino.
Oltre
all’infezione da HPV (di alto rischio) quali altri
fattori predispongono al tumore della cervice?
Esistono diversi fattori associati, importanti, come l’età
al primo rapporto sessuale, il numero di partners sessuali,
il fumo, le condizioni socioeconomiche, etc .
Esiste
una prevenzione per non infettarsi con l’HPV?
Oggi si sa che il preservativo non basta.
Esistono in commercio, per ora, due vaccini in grado di
offrire una buona copertura contro l’infezione virale.
Diminuendo la possibilità di contrarre un’infezione
da HPV, scenderà anche la probabilità di ammalarsi
di patologia tumorale della cervice.
Ci sono in corso studi che dimostrerebbero una significativa
protezione contro il cancro della cervice in persone vaccinate
contro l’infezione HPV.
NB:
Queste informazioni sono fornite solo per rispondere alle
domande più frequenti, in maniera semplice e con
un linguaggio accessibile alla maggioranza delle persone.
Le risposte si basano su informazioni disponibili in letteratura
scientifica internazionale.
Per una più completa e corretta interpretazione dell’informazione,
si prega di consultare sempre il proprio medico di fiducia.
INFORMAZIONI
GENERALI E DOCUMENTO DI CONSENSO ALL’ISTERECTOMIA
ANATOMIA
E FISIOLOGIA UTERINA ED OVARICA:
L’utero
è un organo a forma di pera rovesciata, costituito
dal corpo, che nella parte alta si chiama “fundus”
e dal collo, in basso. Ubicato centralmente nella pelvi,
si localizza tra la vescica (davanti) ed il retto (dietro).
E’ l’organo destinato ad alloggiare la gravidanza(contenitore)
ed a consentire la crescita dell’embrione e del feto
ed è anche l’organo produttore delle mestruazioni.
Il sanguinamento mestruale è la risultante dello
sfaldamento dell’endometrio (tessuto all’interno
dell’utero).
Le pareti uterine sono muscolari e molto frequentemente
possono essere sede di fibromatosi o miomatosi ( miomi o
fibromi: sinonimi).
Le ovaie sono due organi ai lati destro e sinistro dell’utero
con funzione riproduttiva (ovuli) ed ormonale (sono la principiale
fonte ormonale delle donne in età riproduttiva).
Le ovaie si sorreggono nella loro posizione grazie a legamenti
vascolari che collegano le pareti pelviche e l’utero.
I pacchetti vascolari sono formati da vasi arteriosi, venosi
e linfatici ed appartengono a due tronconi principali: uterini
e ovarici.
I linfonodi sono noduli, con funzione di “filtro”
o stazione linfonodale, che si trovano lungo il tragitto
dei dotti linfatici.
Organi
vicini:
Per
contiguità, l’utero si trova allo stremo interno
della vagina (organo di copula).
La vescica:
organo muscolare, molto elastico, destinato alla raccolta
delle urine, che quando arriva ad un certo livello di riempimento,
invia un segnale al cervello, che provoca la necessità
di essere svuotata (urinare).
La vescica si trova centralmente, nella parte anteriore
della pelvi ed è in contatto con la parete anteriore
dell’utero.
Gli ureteri sono due piccoli “tubi” che permettono
all’urina, prodotta nei reni, ad andare ad accumularsi
in vescica.
Transitano lateralmente e posteriormente all’utero,
sulla parete pelvica, avvicinandosi molto quando incrociano
i vasi sanguinei uterini.
Conseguenze
dell’isterectomia:
L’asportazione
dell’utero è seguita da amenorrea (assenza
delle mestruazioni). Solo in alcuni casi d’isterectomia
sub-totale o varianti d’isterectomie parziali, si
potranno conservare le perdite ematiche mestruali.
La conservazione delle ovaie, anche in assenza delle mestruazioni,
permetterà che la menopausa vera (climaterica - ormonale
- fisiologica) arrivi seguendo un normale decorso fisiologico.
L’annessiectomia bilaterale (togliere le ovaie e le
tube destra e sinistre) porterà alla menopausa chirurgica.
Ovviamente, l’asportazione delle ovaie dopo la menopausa
fisiologica, non comporterà modificazioni dello stato
ormonale preoperatorio.
DEFINIZIONI:
Isterectomia
totale addominale:
è l’asportazione completa dell’utero
(corpo e collo), con conservazione delle ovaie per via addominale
(taglio e cicatrice addominale).
Isterectomia
più annessiectomia o anesso-isterectomia totale:
è la rimozione completa dell’utero e degli
annessi, cioè delle tube e le ovaie, bilateralmente
(destra e sinistra)
Isterectomia
con annessiectomia monolaterale:
è l’asportazione dell’utero e di una
sola ovaia, con conservazione dell’altra.
Annessoisterectomia
radicale:
è l’asportazione dell’utero con annessi,
più resezione allargata dei legamenti pelvici.
In generale viene effettuata in presenza di patologia tumorale
e frequentemente si associa alla asportazione di gruppi
linfonodali (linfadenectomia o linfoadenectomia).
A volte può essere associata alla resezione di un
“manicotto” vaginale (che può provocare
un lieve accorciamento della vagina).
TIPI
D’ISTERECTOMIE:
-
Addominale:
Incisione addominale mediana Incisione addominale trasversa
-
Videolaparoscopica
-
Vaginale (Classica colpoisterectomia)
-
Variante combinata:
Colpoisterectomia videoassistita. Conversione (si passa
a la via laparotomica)
INDICAZIONI
ALL’ISTERECTOMIA:
- Patologia
endometriale benigna o maligna in postmenopausa.
- Patologia tubarica benigna o maligna in postmenopausa.
- Patologia ovarica benigna o maligna in postmenopausa.
- Patologia uterina benigna o maligna in postmenopausa
- Sarcomi utero-ovarici.
- Fibromi o miomi sintomatici
- Miomi asintomatici di oltre un certo diametro.
- Metrorragie incontrollabili.
- Endometriosi severa.
- P.P.S. (Pelvic Pain Syndromes)
- Ed altri.
ESAMI
PREOPERATORI: (Routine)
- Esami
ematochimici (esami del sangue)
- Esami urine
- Pap-Test ed altri esami cito-istologici diagnostici della
cervice
- E.C.G. (elettrocardiogramma)
- Rx torace (radiografia del torace)
- Visita cardiologica ed anestesiologica.
- Sarà opportuno manifestare tempestivamente di eventuali
allergie e intolleranze a farmaci, coloranti, metalli, disinfettanti,
alimenti, etc. conosciuti.
- Altri ed eventuali specifici (esami particolari che variano
da paziente a paziente).
PREPARAZIONE
ALL’INTERVENTO: ( paziente già ricoverata)
- Doccia
e lavande con povidona iodata (Betadine ®) –Escluso
allergiche allo iodio-
- Tricotomia addomino-pubica
- Clistere
- Ev. fasce antitromboemboliche alle gambe
- Ev. terapia profilattica antibiotica ed antitrombotica.
- Ev. Visite / Esami, complementari.
TECNICA
CHIRURGICA:
Addominale:
- Detersione
con Betadine (Campo operatorio)
- Cateterizzazione vescicale
- Incisione ed apertura della cavità addominale (Traversa
– orizzontale / Mediana - longitudinale)
- Esplorazione della pelvi e dell’addome inferiore.
- Eventuale aspirazione di liquidi peritoneali o lavaggi
peritoneali (utile a raccogliere cellule della cavità
addominale)
- Applicazione di divaricatori autostatici (sono diversi
da incisione ad incisione e da individuo a individuo, verrà
applicato quello che il chirurgo riterrà più
adatto a lei ed al tipo d’intervento da effettuare)
- Posizionamento in Trendelemburg. (con la testa più
bassa della pelvi per evitare che le anse intestinali ostruiscano
il campo operatorio)
- Asportazione dell’utero (isterectomia nelle sue
varie modalità e radicalità)
- Ev. asportazione degli annessi (ovaie e tube)
- Ev. lisis di sinechie, aderenze, etc.
- Controllo della vescica, ureteri ed altri organi e strutture
vicine.
- Ev. linfadenectomie o altre exeresi necessarie a stadiare
o allargare l’intervento.
- Solitamente non vengono lasciati drenaggi, ma in alcuni
casi particolari, potrebbero rendersi necessari.
- Si potrà procede alla colposospensione, per diminuire
il rischio di eventuali prolassi vaginali, della cupola
o della vescica.
- Accurata emostasi e controllo delle legature.
- Conteggio delle garze e compresse, aghi e strumenti chirurgici
in generale .
- Chiusura della parete addominale per piani o in monostrato.
Vaginale:
Il
vantaggio di questa tecnica radica in un post-operatorio
più confortevole, poiché l’operazione
si effettua da un canale fisiologicamente pervio e si risparmiano
molte incisioni peritoneali.
L’altro vantaggio di questo approccio terapeutico
è rappresentato dall’assenza di cicatrici visibili,
perché si lavora in fondo alla vagina.
E’ una procedura frequentemente scelta per trattare
patologie benigne (ma non solo), con utero asportabile per
via vaginale.
Il posizionamento della paziente sarà adattato alla
tecnica ed al chirurgo, ma in generale si preferisce la
posizione “ginecologica” o “litotomica”
con le gambe sollevate, in flessione e divaricate per meglio
esporre la pelvi ed il perineo.
Il posizionamento e tipo di catetere vescicale resta a discriminazione
ed abitudine del centro dove verrà eseguito l’intervento.
Il tipo di anestesia alla quale verrà sottoposta
la paziente potrà essere spinale, generale ed in
casi molto particolari potrà eseguirsi una narco
– sedazione con rinforzo locale.
-
La procedura chirurgica prevede la presa della cervice con
un tenaculum e la sua trazione verso il basso (esterno).
- Iniziando dal retrocollo si incide, in forma circonferenziale,
la mucosa cervicale fino alla fascia pubovescicocervicale.
- Sollevata la mucosa vaginale posteriore si crea un “cul-de-sac”
- Esposizione, pinzato, sezione e sutura dei legamenti uterosacri.
- Pinzato, sezione e sutura dei leg. cardinali – paracervicali.
- Pinzato, sezione e sutura dei leg. larghi e vasi uterini.
- Pinzato, sezione e sutura dei leg. utero-ovarici (o pedicoli
ovarici in annessiectomia).
- Pinzato, sezione e sutura dei leg. rotondi con capovolgimento
dell’utero.
- Rimozione dell’utero (ed eventuali annessi)
- Ispezione della emostasi e peritonizzazione
- Ricostruzione della cupola vaginale (con ev. rinforzi
ai pedicoli)
- Questo intervento è frequentemente accompagnato
da tecniche di correzione di cisto–rettocele.
Videolaparoscopica:
Questa
più moderna procedura è elettiva e dovrebbe
essere presa in considerazione sistematica, qualora si prevede
una isterectomia vaginale difficile o in pazienti con precedenti
interventi chirurgici pelvici o processi infiammatori severi.
Negli ultimi anni, vi è una crescente tendenza alla
scelta di questo tipo di procedura.
-
Si procede alla formazione di un importante pneumoperitoneo,
poi si procede con l’applicazione di appositi trocars,
generalmente uno a livello ombelicale ed altri due laterali
bassi o tre con l’aggiunta di uno mediale.
- La parte alta dell’utero (peduncoli vascolari e
legamenti utero-ovarici) si tratta come nella chirurgia
classica, ma con tecniche laparoscopiche.
- Per la parte bassa dell’utero (il collo uterino)
possono essere scelti due modalità diverse:
a) si tratta ed asporta con tecniche da isterectomia
vaginale con controllo visivo addominale videolaparoscopico;
b) si procede con la sezione del paracolpo, legamenti
uterosacrali, e fornici in via laparoscopica con asportazione
del viscere per via minilaparotomica, laparcoscopica o attraverso
la breccia vaginale.
- Chiusura della cupola vaginale, in seguito si procede
al controllo della emostasi, si effettuano eventuali lavaggi,
e successivamente si asportano sotto visione i trocars e
si rilascia il pneumoperitoneo. Infine si chiudono i punti
di inserimento dei trocars.
NOTA
BENE:
A)
Le tecniche possono subire modifiche particolari in relazione
alle condizioni della paziente ed alle scelte strategiche
individuali dell’operatore.
B)Dopo l’isterectomia si rimarrà in attesa
dell’esame istologico definitivo, anche dopo aver
effettuato un esame di congelatore intraoperatorio
POST-OPERATORIO (Decorso regolare):
-
La paziente si sveglierà con un catetere vescicale
ed una flebo, più raramente con un drenaggio o due
(sarà sempre avvertita dal chirurgo di questa eventualità).
- La prima giornata sarà tipica per un post-operatorio
immediato della tecnica utilizzata, e sarà molto
probabile che le venga appoggiata una borsa di ghiaccio
sulla parte operata.
Qualche dolore addominale, muscolare, articolare, potrà
essere normale. Anche un (lieve) incremento della temperatura
potrà essere considerato normale. L’andamento
della sua situazione clinica sarà motivo di controllo
serrato da parte di medici ed infermieri.
- Verranno effettuati sistematicamente i controlli di routine
(pressione, temperatura, diuresi, esami ematologici, etc
con scadenze stabiliti da protocolli consolidati).
- Verranno apportati liquidi, farmaci e calmanti in via
endovenosa, sottocutanea, intramuscolare o transdermica
e profilassi antitrombotica.
- Verrà invitata a mobilizzarsi quanto prima.
- Il catetere vescicale verrà rimosso quanto più
precocemente possibile.
- Si potrà bere e mangiare solo dopo la canalizzazione
ai gas dell’intestino.
La dieta sarà progressivamente aumentata secondo
la tolleranza.
COMPLICANZE
INTRAOPERATORIE (Generali):
- Enterotomia
(lesione all’intestino)
- Cistostomia (lesione alla vescica)
- Lesioni ureterali (lesione ai “tubicini” di
collegamento tra reni e vescica)
- Lesioni uretrali (lesione al “tubicino” di
comunicazione tra vescica ed esterno)
- Sanguinamento (dai pedicoli vascolari o dagli organi o
tessuti vicini)
- Lesioni vascolari e linfatiche (vene, arterie, e linfatici)
- Lesioni dei nervi e plessi pelvici ( nervi della pelvi
e/o che transitano vicini al campo operatorio ed alla parete
addominale)
- Mediche (anestesiologiche, Shock, arresto cardiaco, aritmie,
emorragie a nappo, etc)
DECORSO ED EVENTUALI COMPLICANZE TIPICHE:
-
Dopo l’isterectomia totale, lei non potrà rimanere
gravida.
- Dopo l’isterectomia totale non avrà più
mestruazioni.
- Se saranno rimosse le ovaie e non era in menopausa, diventerà
logicamente menopausa chirurgica.
- L’asportazione dell’utero con conservazione
ovarica non si associa in forma diretta ad incremento del
peso corporeo (ingrassare).
- La sua sessualità si potrà modificare in
forma assolutamente individuale ed indipendentemente dalla
tecnica chirurgica utilizzata. (Si rammenta che il più
importante organo sessuale femminile è il cervello)
.
- Il rischio di complicanze dell’isterectomia per
patologia benigna è basso e condiviso da tutta la
chirurgia addominale o pelvica (emorragie, infezioni, ascessi,
tromboembolismi, etc) .
- In particolare a questo tipo d’intervento, rare
ma descritte in letteratura, sono: ritenzione urinaria,
ostruzioni urinarie ed ureterali, fistole urinarie, fistole
intestinali, sanguinamenti vaginali, sanguinamenti della
ferita chirurgica, sanguinamenti intraddominali, infezioni
della ferita addominale, infezione della ferita vaginale,
ascessi pelvici, flebotrombosi, tromboflebite, embolie,
ictus, infarti, altri fenomeni tromboembolici, etc.
- Le complicanze sono rare, e se si verificassero potrebbero
prolungare il suo decorso postoperatorio ed in alcuni casi
(molto più raramente), potrebbero richiedere un nuovo
intervento con l’eventuale partecipazione di specialisti
in vie urinarie o chirurgia dell’intestino o chirurghi
vascolari, etc.
- La morte, come altre complicanze gravi e permanenti sono
estremamente rare a questo tipo d’intervento.
Il decesso è descritto il letteratura solo in casi
molto particolari e complessi.
Gli eventi infausti sono da imputare alla concomitanza di
molteplici fattori di rischio associati a condizioni particolari
più uniche che rare.
Complicanze
postoperatorie tardive:
Sono
quelle che potrebbero presentarsi dopo che la paziente sarà
stata dimessa.
Possono essere cardiovascolare (embolie, infarto, etc);
ematologiche (tromboembolismo, disturbi della coagulazione,
shock emorragico, etc);
intestinali (volvoli, aderenze, sinechie, perforazioni tardive,
stenosi, etc.); urinarie (infezioni, fistole, incontinenza,
stenosi, etc); o derivate da difetti dei tessuti e tegumenti
(deiscenze, eventrazioni, ernie, laparoceli, etc.).
Se insorgessero, saranno opportunamente trattate, con l’eventuale
intervento di un consulente specifico.
Le complicanze chirurgiche, sono un rischio intimamente
abbinato ad ogni intervento chirurgico, dal più piccolo
al più grosso e complesso.
Le complicanze possono dipendere dalla tecnica chirurgica,
dall’operatore, dalla equipe chirurgica, dalla qualità
del materiale impiegato, dalla sede (ambulatorio, sala di
Day Surgery, sala operatoria di chirurgia generale, etc)
in cui viene effettuato l’intervento, dal centro assistenziale
in cui si effettua la degenza, come dalle condizioni fisiche
generali della paziente, dalle patologie associate remote
o concomitante della paziente, dalla tipologia d’intervento
(programmato o d’urgenza), ma anche da fattori imponderabili,
che come tali, non sono prevedibili.
La
firma del consenso informato all’isterectomia prevede
che una paziente abbia preso visione delle presenti informazioni
con sufficiente tempo (>48hs.) necessario a riflettere.
Potrà fare eccezione un intervento proposto d’urgenza,
o salvavita.
I
tumori della cute:
La
patologia tumorale cutanea si divide in due grandi gruppi:
tumori benigni e tumori maligni
Ai
primi, i tumori benigni, appartengono le verruche comuni
(caratteristiche lesioni acuminate della cute), i lipomi
(accumuli di tessuto grasso), i fibro-epiteliomi (peduncoli
di cute che contengono tessuto fibroso), angiomi (nidi e
grovigli di vasi ematici), cheratosi ed ipercheratosi (
ispessimenti e calli della cute), cheratosi seborroica (lesioni
sopraelevate, scrostabili, tipiche dell’età
avanzata) ed altre macchie e lesioni di minor importanza.
I tumori benigni non hanno la rilevanza clinica delle malattie
oncologiche, non invadono né danneggiano i tessuti
vicini e non danno metastasi.
Tra
i tumori maligni sono da segnalare tre epiteliomi principali:
1) Il tumore basocellulare (in generale
di basso grado di malignità e poco agressivo)
2) Lo spinocellulare (generalmente di malignità
moderata, con una certa predilezione a disseminarsi per
via linfatica ed ha una grande capacità di recidivare
o sia di ricomparire).
3) Il melanoma maligno (il tumore maligno
per eccellenza della pelle).
Il
melanoma è una delle poche neoplasie maligne diagnosticabili
con l’osservazione diretta:
I criteri di diagnosi possono essere raggruppati nel acronimo
inglese: ABCDE:
a) Asimmetria (il melanoma non è perfettamente rotondo)
b) Bordi irregolari (il melanoma ha bordi frastagliati)
c) Colore impreciso (il melanoma non è omogeneo )
d) Diametro (il melanoma in generale ha un diametro superiore
ai 6 mm)
e) Evoluzione (il melanoma cambia con il tempo e può
sanguinare mentre cresce ed invade)
La diagnosi differenziale fra lesioni benigne e maligne
della cute, deve essere lasciata al medico, che dopo una
prima valutazione clinica giudicherà la necessità
o meno di procedere ad una biopsia. In definitiva la diagnosi
sarà sempre effettuata dal anatomo-patologo che esaminerà
il tessuto sotto microscopio.
Le
modalità bioptiche (preferibilmente escisionali)
saranno motivo di discussione col proprio medico esperto
di fiducia, e varieranno secondo le caratteristiche cliniche
delle lesioni e la loro ubicazione nel corpo.
E’
opportuno che quando si osserva una nuova lesione cutanea,
che cambia forma o colore, o sanguina, ci si rechi dal proprio
medico di fiducia.
L’automedicazione o le terapie “fai da te”
o “della nonna” sono sconsigliate perchè
potrebbero far perdere tempo utile ad una diagnosi tempestiva
ed una terapia efficace.
Le diagnosi precoci si accompagnano da tecniche chirurgiche
di trattamento meno demolitive.
Queste
informazioni NON devono essere considerate sufficienti ad
una diagnosi né a prendere una decisione consapevole
di terapia.
Si esorta, in presenza di ogni dubbia lesione cutanea, a
consultare il proprio medico di fiducia e di eseguire tutte
le indagini diagnostiche da lui proposte.
Vaccinazione
contro l’HPV
INTRODUZIONE:
IL CANCRO DELLA CERVICE UTERINA.
In Italia
si fa una diagnosi di tumore ogni 20 minuti e scompare una
popolazione pari ad una città di media dimensione,
ogni anno, solo per cancro.
Per
quanto riguarda il tumore della cervice uterina, la malattia
colpisce 3.500 donne in un anno e ne uccide 1.500 circa.
Il problema
sanitario del carcinoma della cervice è mondiale
ed è particolarmente rilevante in America Latina,
Africa, Europa del Est e nei gruppi socioeconomici più
disagiati dei paesi ricchi.
In Italia
si è verificato un aumento d’incidenza di questa
patologia, fenomeno parzialmente spiegabile per le migrazioni
di popolazioni provenienti da paesi dove questa malattia
e più comune e dall’allargamento dei confini
dell’Europa.
Nella
storia naturale (passato) del carcinoma del collo uterino
vi è sempre una infezione virale da HPV, e vi è
sempre un lungo periodo utile alla diagnosi precoce -Pap-Test,
colposcopia, biopsie- delle malattie displasiche che lo
precedono (trattamento delle precancerosi).
INFEZIONE
HPV:
Le
malattie infettive in generale, sono patologie globali.
Le facilità negli spostamenti delle persone, favoriscono
la disseminazione di forme infettive (in particolare delle
infezioni virali) che possono diventare planetarie.
L’infezione
da HPV è una malattia virale, provocata da oltre
120 diversi individui che formano gruppi o ceppi virali
diversi ma appartenenti alla grande famiglia del papilloma
virus umano.
E’
una infezione molto comune nelle donne giovani, generalmente
transitoria, frequentemente trasmessa per via sessuale (70%)
ma non solo.
Generalmente
è una malattia autolimitata, o sia, che guarisce
da sola e lascia una “memoria immunologia” o
anticorpi, non sempre molto efficace.
L’HPV
è responsabile delle maggior parte delle malattie
verrucose (condillomi) della vagina, vulva, ano, perineo,
cavità orale e pene.
Non esiste una terapia riconosciuta efficace per eliminarla.
Come per qualsiasi altra infezione virale, non esiste un
antibiotico adeguato al suo trattamento, né conosciamo
un antivirale capace di combatterla in forma definitiva.
Da qui, l’importanza di prevenire l’infezione
da HPV.
L’utilizzo del preservativo (molto utile per prevenire
l’HIV, epatite, sifilide ed altre malattie veneree)
non si è altrimenti dimostrato in grado di diminuire
la diffusione dei virus del H.P.V.
Alcuni tipi virali ( i cosiddetti ad alto rischio ) si ritengono
necessari, ma non sufficienti nell’insorgenza di patologie
displasiche prima e poi ( dopo molto tempo ) della comparsa
di neoplasia maligna o carcinoma della cervice.
LA
VACCINAZIONE CONTRO L’ HPV
In
Italia sono disponibili due tipi di vaccino contro l’HPV:
uno tetravalente e l’altro bivalente.
Tetravalente significa che è stato concepito per
offrire una copertura immunologica contro quattro ceppi
(tipi) di virus: due di alto rischio (16 – 18) e due
di basso rischio (6 – 11).
Il vaccino bivalente è stato progettato per creare
anticorpi per i due ceppi o tipi di virus di alto rischio
(16 – 18 )
L’insorgenza
di un carcinoma della cervice uterina, prevede che ci sia
stata un’infezione virale da HPV (molto frequentemente
16).
Bisogna tener ben presente che non tutte
le infezioni da HPV si trasformeranno sicuramente in carcinoma
della cervice. Ansi, solo in una proporzione molto limitata
e dopo un lunghissimo periodo di tempo, l’HPV potrà
provocare una displasia.
Le
malattie condillomatose (verrucose) sono molto più
frequenti e diffuse nelle nostre popolazioni e sono la risultante
d’infezioni da ceppi a basso rischio.
Oggi
si possiede nel vaccino anti-HPV un arma efficace contro l’infezione, che potrà bloccare in una
fase iniziale, la comparsa di una patologia tumorale della
cervice uterina.
Si
calcola che con il vaccino, evitando l’infezione di
un virus “oncogenico”, si potrà evitare
l’insorgenza (>90%) della patologia pre-tumorale
e verrucosa del tratto genitale femminile, e secondariamente
si eviterà la comparsa di oltre il 70-80% dei cancri
cervicali uterini infiltranti ( i veri ed unici responsabili
della morte per cancro del collo uterino).
In
altre parole, si tratta di un vaccino contro l’infezione
da papillomavirus e secondariamente, contro il cancro del
collo uterino.
Da
recenti studi si evince che i vaccini sono capaci di formare
anticorpi più efficaci da quelli che ottiene il sistema
immunitario umano dopo l’infezione naturale del virus.
In
prevenzione oncologica primaria di può vaccinare
contro l’HPV, mentre in prevenzione secondaria si
deve continuare ad effettuare la diagnosi precoce con il
Pap-Test, la colposcopia ed il trattamento delle lesioni
preneoplastiche.
4. MENOPAUSA:
Definizioni e consigli.
La
menopausa è un “passaggio” naturale della
vita adulta della donna.
Letteralmente significa “fine delle mestruazioni”
(dal greco men – pausis) ed e’ l’evento
che identifica la fine dell’età fertile.
In questo momento della vita, le ovaie diminuiscono la loro
produzione ormonale (estrogeni e progesterone). Conseguentemente,
si produce una risposta ipofisaria con aumenta della produzione
di FSH - LH, per cercare di “smuovere” la capacità
funzionale residua ovarica.
Le ovaie, esaurite le loro riserve follicolari, smettono
di produrre ovuli ed ormoni e non rispondono al “richiamo”
ipofisari.
La manifestazione del fenomeno biologico, è l’assenza
di mestruazioni, perché l’endometrio non si
sfalda più per la mancanza di stimoli ormonali ovarici.
Non si conosce con certezza il momento dopo il quale non
si possa più rimanere incinta.
Si ritiene che dopo una amenorrea di 6 – 12 mesi,
oltre i 50 anni d’età, il concepimento naturale
risulti impossibile.
La
pre-menopausa viene definita come un periodo di transizione
più o meno precedente.
Inizia circa ai 40 anni e finisce in torno ai 50, con la
menopausa.
La
menopausa è l’amenorrea (assenza di perdite
ematiche mestruali) di 6 – 12 mesi che segue all’ultima
mestruazione, associato ad aumento dell’ormone FSH
ed LH in sangue.
L’età media di presentazione è
tra i 45 ed i 55 anni.
La
post-menopausa (viene anche chiamata “terza
età”) si riferisce al periodo della vita che
trascorrerà una donna, dopo la menopausa -senza mestruazioni-.
Il
climaterio è un termine che comprende e
racchiude tutte le fasi precedentemente descritte.
Menopausa
precoce è quella che si presenta prima dei
40 anni d’età, mentre menopausa tardiva è
un termine in continua revisione ed ad oggi si accetta come
quello che arriva dopo i 60 anni d’età anagrafica.
Verso
i 50 anni quasi tutte le donne cominciano ad avvertire segnali,
assolutamente naturali che annunciano cambiamenti fisiologici
menopausali.
Ci sono, in generale, due aspetti essenziali dei sintomi
della menopausa, uno “fisico” ed altro “emotivo”.
Risulta utile riconoscergli e con piena consapevolezza e
giusta serenità, affrontarli per ritrovare un nuovo
modo di esprimere l’essere donna.
Bisogna ricordare che l’unica funzione che si perde
dopo l’evento menopausale è quella riproduttiva.
I disturbi collegati alla menopausa sono causati dalla drastica
diminuzione di produzione ovarica di estrogeni e progesterone.
Effetti
biologi della menopausa:
a)
Effetti iniziali:
Irregolarità mestruale: ritardi, accorciamenti del
ciclo, salti mestruali, assenza delle mestruazioni.
Vampate:
rappresenta il sintomo cardinale della menopausa e caratterizza
la sua severità, si accompagnano da sudorazioni particolarmente
intense. Oltre l’80% delle donne menopausiche ne soffre,
in diversa misura di fastidio.
Insonnia:
molto comune e con molta frequenza associata a vampate notturne.
Aumento
di peso: risulta molto più difficile dimagrire
in menopausa e l’accumulo del grasso corporeo assume
una caratteristica maschiloide, o sia, con incremento del
pannicolo adiposo in torno all’addome, al torace ed
al tronco (distribuzione centripeta)
Alterazioni
dell’umore:
si diventa innestabile, ansiosa, irritabile, tendenti alla
depressione, e facilmente portate al pianto.
b) Effetti secondari:
Riduzione
volumetrica degli organi genitali:
utero, vagina e vulva si atrofizzano, le mucose e la cute
delle zone genitourinarie diventano particolarmente delicate,
con diminuzione delle secrezioni e della lubrificazione.
Sono molto comuni le sensazione di bruciore, secchezza e
di dolore nei rapporti sessuali.
Perdita
di elasticità cutanea:
La perdita del collagene accade a tutti il livelli. Ne risulta
un aumento delle rughe, fragilità dei capelli e della
crescita unghiale.
Diminuzione
del desiderio sessuale.
La capacità o meno di raggiungere l’orgasmo
rimane generalmente immutata.
Molte donne continuano ad avere una vita sessuale soddisfacente
in post-menopausa.
Molto dipende di come si viva emozionalmente, la vicenda
dell’infertilità.
In questo contesto, più importante dei cambiamenti
ormonali, risultano i condizionamenti culturali legati alla
menopausa.
Osteoporosi:
un terzo delle donne in menopausa soffrono di un inadeguato
metabolismo osseo, in relazione all’attività
svolta.
La diminuzione della massa ossea può
risultare decisiva nella riduzione della resistenza dell’osso
(fragilità).
Le fratture ed i crolli vertebrali sono più frequenti
nelle donne delle popolazioni nordiche rispetto a quelle
mediterranee.
Malattie
cardiovascolari:
gli estrogeni aiutano a mantenere un buon equilibrio fra
HDL (colesterolo buono) e LDL (colesterolo cattivo).
La sospensione produttiva di estrogeni comporta una perdita
di questo importante aiuto e la donna postmenopausica resta
esposta alle malattie cardiovascolari caratterizzate da
accumulo arterioso di colesterolo (arteriosclerosi).
Controlli
consigliati e misure generali in menopausa:
a) Visite ed esami di routine che saranno
indicate, caso per caso, dal proprio medico di fiducia.
b) La terapia ormonale sostitutiva risulta
efficace contro i sintomi tipici della menopausa, in particolare
modo, per le donne in menopausa precoce.
E’ raccomandabile una valutazione individuale per
riconoscere e valutare vantaggi e rischi, indicazioni e
controindicazioni, con il proprio ginecologo di fiducia.
E’ energicamente sconsigliata l’automedicazione
ormonale.
c) Misure igienico dietetiche:
Le più importanti e facili da eseguire.
Si consiglia effettuare una regolare attività fisica,
adeguandola all’età (preferibilmente all’aperto)
ed all’epoca dell’anno.
Si invita a praticare in forma sistematica e periodica una
ginnastica del pavimento pelvico.
Si propone di moderare la quantità di alimenti, limitando
il sale, le spezie, gli zuccheri, alcolici, e caffè.
E’ buona regola incrementare la proporzione della
dieta con cereali, legumi, fibre, frutta e verdura fresca.
Mantenere un’adeguata idratazione (2 litri/die).
Evitare bagni troppo caldi.
Usare saponi e bagnoschiuma delicati (pH fisiologico).
Godersi il sole senza esagerare.
Tenere la mente impegnata, coltivare la lettura e le attività
manuali.
Motivarsi culturalmente e mantenere un’attività
sociale utile, evitando di chiudersi in se stesse.
Non smettere di apprezzare le cose belle della vita.
Vivere nella sua pienezza l’età raggiunta.
QUESTI ARGOMENTI SONO CONSULTABILI LIBERAMENTE ED
IN FORMA GRATUITA
Consigli,
raccomandazioni ed indicazioni utili, ad uso generale:
Non
fumare.
Non abusare dell’alcol.
Non assumere droghe psicotrope né sostanze allucinogene.
Non guidare se si ha bevuto troppo o assunto farmaci cha
alterino lo stato di lucidità.
Alimentarsi regolarmente, variare l’alimentazione
e non eccedere.
Moderare la quantità di alimenti e prediligere la
qualità.
Limitare l’ingestione di cibi grassi di origine animale,
del sale e di condimenti.
Gli integratori alimentari e le vitamine, non sono sostituti
di una dieta equilibrata.
Frutta e verdura di stagione, carni bianche e pesce sono
più economici e sani.
Masticare bene e mangiare lentamente.
Ricordare che la “buona digestione inizia dalla bocca”.
Evitare le diete estreme o drastiche. Chiedere consigli
a professionisti accreditati.
Mantenere una buona idratazione, adeguata all’età,
attività fisica e stagione dell’anno.
Mantenere un rapporto peso / altezza adeguato all’età
ed alla attività svolta (né magro, né
grasso).
Evitare la vita sedentaria.
Mantenere attiva la mente ed il corpo.
Praticare regolarmente uno sport o attività fisica
moderata, preferibilmente all’area aperta.
Rifiutare il “doping”.
Astenersi da farmaci o sostanze di ogni tipo per migliorare
le prestazioni.
Non assumere farmaci ne’ qualsiasi tipo di sostanze,
senza indicazione medica né prescrizione.
Tenere fuori dalla portata dei bambini farmaci, sostanze,
prodotti corrosivi o infiammabili.
Non esporsi a condizioni climatiche estreme né esagerare
con sforzi fisici impropri.
Incrementare l’attività fisica lentamente quando
si pratica saltuariamente uno sport.
Non abusare del sole ed evitare di esporsi nelle ore centrali
della giornata.
Applicare creme solari protettive ai bambini, giovani ed
adulti con peli sensibili o particolarmente bianche.
Le lampade U.V. non sono consigliate a persone giovani o
con pelli troppo chiare.
Dedicare tempo al sonno, al riposo, allo svago ed al divertimento
per meglio applicarsi nel lavoro.
Mantenere un buon livello d’igiene corporea e bucale
ed educare i figli con l’esempio.
Dopo la nascita di un figlio sano, tentare sempre l’allattamento
naturale.
Dedicare tempo all’educazione ed al gioco con i figli,
per una loro regolare crescita.
Compiere le vaccinazioni consigliate, perché i vantaggi
sono di gran lunga superiore ai rischi.
L’attività sessuale consapevole forma parte
del normale sviluppo psico-emozionale.
Esprimere liberamente la propria sessualità (nel
rispetto dell’altro, senza fare, ne’ arrecarsi
danno).
I rapporti sessuali aiutano a mantenersi in salute e sono
un’ottima opportunità alla prevenzione di malattie
cardio-vascolari.
L’organo sessuale più importante della donna
è il cervello.
La prevenzione della gravidanza indesiderata e delle malattie
infettive sessualmente trasmesse sono aspetti prioritari
dell’educazione sessuale ed igienico - sanitario di
base.
Sottoporsi a controlli medici periodici di prevenzione.
Aderire alle campagne di screening.
Collaborare con la scienza partecipando a studi clinici
controllati (proposti da Centri di Ricerca).
Di fronte ad una diagnosi apparentemente sfavorevole, mantenga
la calma, chieda informazioni specifiche al suo caso e rifletta
aiutata da un esperto.
Le esperienze di amicizie, parenti ed altri, anche cariche
di buone intenzioni, potrebbero rivelarsi non adeguate o
semplicemente sbagliate.
La malattia (qualsiasi essa fosse) non è una colpa,
né un castigo, né una vergogna ed il suo medico
cercherà sempre di aiutarla.
Richiedere l’informazione necessaria a prendere una
decisione terapeutica consapevole, ponderando sempre effetti
collaterali, rischi e limiti di ogni trattamento.
La medicina moderna ha fatto passi da gigante, ma non è
miracolosa e non è in grado di garantire la “salute
totale”.
Non esiste un Sistema Sanitario al mondo in grado di coprire
tutto, tutti e per sempre.
Diffidare dalle proposte terapeutiche magiche, empiriche
e senza fondamento scientifico provato.
Con malattia oncologica in trattamento, non abbandonare
uno schema terapeutico prematuramente per passare a terapie
di efficacia non dimostrata. (salvo in Clinical Trials).
Internet è un veicolo di comunicazione veloce e di
facile acceso, ma non prenda decisioni in base ad una personale
interpretazione dei dati trovati nella rete.
Controllare sempre le fonti d’informazione e consigliarsi
dal proprio medico esperto.
Per la conservazione di un buon rapporto medico-paziente,
è indispensabile la reciproca fiducia.
Se sa di essere cardiopatico/a o ha problemi di pressione
arteriosa minima alta, esegua controlli cardiologici clinici
e nefrologici periodici.
Se si presume di avere una crisi coronaria, ci si recare
ad un centro di assistenza, tossendo energicamente e con
regolarità, perché questa semplice accortezza
le può salvare la vita.
Se fosse presente ad un incidente, o persona che perde la
coscienza per strada, chiami immediatamente il Pronto Soccorso
loco-regionale.
Presti i primi soccorsi solo se è in grado di farlo.
Non intralciare il lavoro del soccorritore.
I curiosi NON sono utili e possono solo provocare ulteriori
complicanze, ostruzioni e danni.
Consultare sempre il proprio medico in presenza di:
- Sangue nelle feci, o nelle urine, o nell’espettorato,
o da qualsivoglia orifizio o parte corporea di cui non
si conosca la natura e l’origine.
- Sangue in bocca o alterazioni della mucosa orale rilevabili
con la lingua.
- Fuoriuscita di sangue vaginale in menopausa, fuori
dei periodi mestruali, alterazioni del ciclo con mestruazioni
particolarmente abbondanti, etc.
- Sanguinamento da lesioni cutanee o che cambiano forma
o colore.
- Cambiamento del ritmo delle deiezioni e della consistenza
delle feci.
- Difficoltà o dolore ad urinare, defecare o
respirare.
- Incontinenza tanto di urine come di feci.
- Dolori addominali o pelvici cronici o ricorrenti o
persistenti.
- Dolore al torace, al avambraccio sinistro o alla mandibola
sinistra (possono essere sintomi di insufficienza coronaria).
- Accumulo de liquidi (edemi) ai membri inferiori alla
fine di una giornata.
- Difficoltà progressiva a camminare e comparsa
di crampi che migliorano col riposo.
- Difficoltà progressiva a respirare, mancanza
d’aria, “fame d’aria”: dispnea.
- Difficoltà persistenti e continuativamente
gravose nei rapporti sessuali.
- Tosse con sangue nel espettorato o secrezioni schiumose.
- Difficoltà persistenti nella digestione.
- Importante e velocce aumento delle dimensioni addominali.
- Sensazioni di svenimento o perdita di coscienza (anche
passeggera).
- Alterazioni dello stato di coscienza, o capacità
cognitive o della memoria.
- Cambiamento o perdita della sensibilità o la
motricità (camminare, muovere un braccio, parlare).
- Difficoltà o sospensione improvvisa delle capacità
vitali (vedere, udire, assaporare, sentire).
- Alterazioni della temperatura corporea, dolori e disestesie.
- Tosse persistente, cronica o recidivante.
- Comparsa di noduli sottocutanei, mammari, ascellari,
inguinali o genitali.
- Comparsa di macchie cutanee, o alterazioni strutturali
della cute, o lesioni ulcerate.
- Qualsiasi sintomo o segno che lei riconosca come NON
abituale o normale. |
Non
si ritenga sufficientemente informata dopo una sua personale
ricerca in Internet su una malattia, sintomo o alterazione
che lei ritenga anormale: CONSULTI SEMPRE IL SUO MEDICO
DI FIDUCIA. |